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Metropoli, Mass Media e Consumismo: Analisi di Antropologia Urbana

  • Immagine del redattore: Antonella Sportelli
    Antonella Sportelli
  • 18 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

Come l'immaginario collettivo plasmato dai media influenza la vita nelle città moderne. Breve analisi di Antropologia Urbana



La relazione simbiotica tra mass media, consumismo e metropoli dà origine a un vero e proprio "immaginario metropolitano". Per comprendere questa dinamica, è fondamentale un'analisi di antropologia urbana che indaghi la loro interdipendenza.

Il rapporto tra immagine mentale e realtà della metropoli si articola in due direzioni:


  • Urbanizzazione dello spettacolo: Si assiste alla creazione di ambienti urbani ispirati all'immaginario televisivo e cinematografico, come parchi a tema e centri di intrattenimento, che saranno oggetto di approfondimento in successivi articoli.

  • Invasione mediatica: Le metropoli sono permeate da un flusso costante di messaggi mediatici, che influenzano profondamente la percezione e il comportamento dei cittadini.


In questo contesto, la metropoli diventa un palcoscenico in cui "il messaggio è plurilinguistico e racchiude diversi codici", riflettendo la cultura dell'immagine dominante.



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Metropoli - AI Image

In questo contesto, la metropoli diventa un palcoscenico in cui "il messaggio è plurilinguistico e racchiude diversi codici", riflettendo la cultura dell'immagine dominante. Grazie a questa interazione simbiotica continua tra lo spazio fisico della grande città e i mass media, con i loro messaggi consumistici, la metropoli vive quotidianamente tra le ondulazioni sociali, il desiderio dell'immaginario collettivo e il traguardo delle realizzazioni. Un richiamo martellante e ossessivo, istigato e promosso dai media, accompagna costantemente i percorsi cittadini, saturando i sensi e modificando la percezione della città. La conseguenza più evidente del continuo bombardamento di immagini, slogan, parole, luci e altro ancora, è la limitazione della possibilità di una lettura lineare di ciò che si presenta ai nostri occhi. I messaggi, infatti, sono sapientemente indirizzati per catturare un'attenzione sempre più superficiale, costruiti per suscitare sensazioni o associazioni di idee in modo più o meno distratto.


Le sottoculture giovanili hanno anticipato i tempi, individuando e assorbendo il flusso comunicativo dell'invito al consumismo, apertamente manifesto nella metropoli e ormai diffuso ovunque. Dagli anni Settanta in poi, queste sottoculture hanno evitato l'identificazione con la politica, ostentando indifferenza per le rivendicazioni istituzionali e concentrando l'attenzione sulle proposte del consumismo e sui cambiamenti delle loro aree abitative. I giovani, in questi anni, manipolano e assemblano parte dell'opprimente immissione di segni, creando uno spazio per elaborare la loro identità. Essi si esaltano nell'individualità, ridefinendo le fonti di energia con l'adesione incondizionata al consumismo. I beni, mai semplicemente posseduti, diventano il risultato di messaggi molteplici in continua relazione reciproca, e la comunicazione avviene manipolando individualmente tali segni. I messaggi rielaborati mirano a scardinare l'esistente, partecipano, inducono alla trasformazione sociale e aprono ai sensi le porte di valori e sentimenti individuali e collettivi.


La quotidianità sociale produce piccoli gruppi, formali e informali, che si affermano nell'eterogeneità urbana con maggiore varietà, intensità e diffusione nei luoghi di ritrovo, utilizzando in modo creativo le proposte del consumismo e dei mass media. La metropoli diventa sempre più uno spazio fondamentale delle differenze, un punto di incontro-scontro tra culture sociali multiple e multirazziali. "Il consumo diventa sempre più comunicazione e immagine e sempre meno funzione e materia". Consumare si trasforma in un'esaltazione della personalità, una personalizzazione degli stessi beni; e sebbene questi siano sempre uguali tra loro, gli uomini non lo sono, ed emozionano se stessi dando un significato personale e soggettivo alle merci scelte. L'esperienza individuale si fonda rimescolando i materiali già disposti di un paesaggio urbano completamente artificiale. Già negli anni Sessanta, Andy Warhol e la Pop Art espandevano la pratica popolare del riuso di oggetti e immagini contemporanei, attraverso l'esplorazione ironica dell'espressività culturale di massa. Il mondo si personalizza e spersonalizza attraverso i giornali, la televisione, i cartelloni stradali, gli eroi dello spettacolo, e Roy Lichtenstein traspone nelle sue opere le emozioni e i desideri della società dei consumi, con l'uso di pubblicazioni preesistenti di fumetti rielaborati e ingranditi. Questa illimitata possibilità di scegliere tra diversi media ha proiettato i contemporanei in un universo infinito di opzioni.



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Metropoli - AI Image


Nella metropoli, soffocata dall'inurbamento ma aggregata dalla veicolazione di molteplici offerte, nascono nuove amicizie, emozioni e forme di associazionismo. Non esistono più luoghi di appartenenza, e l'individuo, convinto di aver acquisito maggiore indipendenza liberandosi da contesti particolari, è più che mai influenzato da mezzi sociali impersonali. I mass media, tuttavia, non riescono a compattare la complessità. L'informazione creata è un accumulo di immagini e suoni che usano un codice espressivo sostanzialmente omologo, poiché non sempre attento ai diversi strati sociali. Non si considera che il consumatore medio assume spesso anche il ruolo attivo di emittente, trasformando il consumo in un luogo non sempre riducibile al consenso.

La civiltà attuale, seguendo una logica, è capace di ordinare, classificare e sistematizzare i frammenti del mondo circostante. In questo modo, l'eccesso di comunicazione dei mass media riesce spesso ad essere riassorbito dai singoli individui e trasposto nei loro bisogni e necessità.


In conclusione, l'interazione tra mass media, consumismo e metropoli ha creato un ecosistema complesso e dinamico, in cui l'immaginario collettivo e la realtà si influenzano reciprocamente. La capacità degli individui di rielaborare e personalizzare i messaggi mediatici, pur in un contesto di omologazione, dimostra la resilienza e la creatività umana nel plasmare la propria identità urbana.






Riferimenti bibliografici:


  • Antonella Sportelli, Nonluoghi - Arte e spazio urbano. Tesi di laurea in Antropologia culturale di indirizzo estetico, Accademia di Belle Arti di Bologna, relatore: Roberto

    Daolio, 1998/99.

  • Francesco Poli, Le nuove tendenze dell'arte. Ricerche internazionali dal 1945 ad oggi, Rosenberg & Sellier, 1995.

  • Gianni Vattimo, La società trasparente, Garzanti editore, 1989.

  • Marc Augé, Nonluoghi (1992), trad. it. Elèuthera, Milano, 1993.

  • Massimo Ilardi, La città senza luoghi, Costa & Nolan, Genova 1990.




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